Segesta Sicilia - Guida Turistica

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ZONA ARCHEOLOGICA
  Segesta fu una delle principali città degli Elimi, un popolo di cultura e tradizione peninsulare che, secondo la tradizione antica, proveniva da Troia. La città, fortemente ellenizzata per aspetto e cultura, raggiunse un ruolo di primo piano tra i centri siciliani e nel bacino del mediterraneo, fino al punto di poter coinvolgere nella sua secolare ostilità con Selinunte anche Atene e Cartagine. Distrutta Selinunte grazie all'intervento cartaginese nel 408 a.C., Segesta visse con alterne fortune il periodo successivo, fino ad essere conquistata e distrutta da Agatocle di Siracusa (nel 307 a.C.), che le impose il nome di Diceòpoli, Città della giustizia. In seguito, ripreso il suo nome, passò nel corso della prima guerra punica ai Romani che, in virtú della comune origine leggendaria troiana, la esentarono da tributi, la dotarono di un vasto territorio e le permisero una nuova fase di prosperità. Segesta venne totalmente ripianificata sul modello delle grandi città microasiatiche, assumendo un aspetto fortemente scenografico. Si è a lungo ritenuto che Segesta venisse abbandonata dopo le incursioni vandale, ma recenti indagini hanno rivelato una fase tardo-antica, un esteso villaggio di età musulmana, seguito da un insediamento normanno-svevo, dominato da un castello alla sommità del Monte Barbaro. Già famosa per i suoi due monumenti principali, il tempio di tipo dorico e il teatro, Segesta vive ora una nuova stagione di scoperte, dovute a scavi scientifici che mirano a restituire un'immagine complessiva della città. La pianta mostra l'area del Parco archeologico: la città occupava la sommità del Monte Barbaro (due acropoli separate da una sella), naturalmente difeso da ripide pareti di roccia sui lati est e sud, mentre il versante meno protetto era munito in età classica di una cinta muraria provvista di porte monumentali, sostituita in seguito (nel corso della prima età imperiale) da una seconda linea di mura ad una quota superiore. Al di fuori delle cinte murarie, lungo le antiche vie d'accesso alla città, si trovano due importanti luoghi sacri: il tempio di tipo dorico (430-420 a.C.) e il santuario di Contrada Mango (VI-V sec. a.C.). Fuori le mura è stata anche individuata una necropoli ellenistica. L'urbanistica di Segesta è ancora in corso di indagine: sono segnalati alcuni probabili tracciati viari, l'area dell'agorà e alcune abitazioni. Sull'acropoli Nord, dove si trova il teatro, sono visibili i resti più recenti di Segesta: il castello, la moschea e la chiesa fondata nel 1442 su un terreno pluristratificato.
Il tempio
  Si pensa che il tempio di Segesta, di purissimo stile dorico, non sia mai stato terminato, anche perché non presenta resti della cella e della copertura. Si è allora pensato che potrebbe esser stato costruito per ospitare riti indigeni; o che la cella e la copertura fossero stati costruiti in legno; o, ancora, che la terminazione della costruzione sarebbe stata impedita a causa della guerra contro la rivale Selinunte nel 416 a.C.. Si tratta di un tempio periptero esastilo (ossia con sei colonne sul lato più corto, non scanalate), su una base di 61,15 per 26,25 metri. Sul lato lungo presenta invece quattordici colonne, anch'esse prive di scanalature. Il tempio è stato costruito probabilmente intorno alla seconda metà del V secolo a.C., sulla cima di una collina a ovest della città, fuori dalle sue mura. Per la sua fattura e per il suo attuale stato di conservazione, può considerarsi uno fra i templi più belli dell'antichità.
Il teatro
  Il Teatro Antico Il teatro, costruito sul versante nord dell'acropoli di Segesta, si apre su un vasto panorama dominato dal monte Inici; a destra lo sguardo arriva fino al golfo di Castellammare. Esso è stato costruito con blocchi di calcare locale, e presenta forme tipiche dell'architettura greca, anche se la cavea non poggia direttamente sulla roccia ma è interamente costruita e delimitata da poderosi muri di contenimento (analemma). Dall'alto di esso si entrava al teatro attraverso due ingressi sfalsati rispetto agli assi principali dell'edificio. La cavea, con i sedili per gli spettatori, ha un diametro di 63,60 m ed è divisa orizzontalmente da un corridoio (diazoma); nella parte inferiore sono disposte ventuno file di posti, divise da sei scalette in sette cunei (kerkides) di dimensioni variabili. La fila superiore aveva sedili forniti di schienale. Invece delle gradinate della summa cavea rimangono solo poche tracce. Da recenti ricerche è venuto fuori che esistenva anche di un settore di gradinata più in alto, tra i due ingressi, parzialmente riutilizzato nella necropoli musulmana (prima metà del XII secolo). Nel complesso, il teatro poteva contenere 4000 spettatori. L'orchestra (lo spazio dove, nel dramma antico, agiva il coro), a semicerchio oltrepassato, ha un diametro di 18,40 m. Vi si accedeva dalle parodoi (ingressi laterali) che, come in quasi tutti i teatri greci di occidente, sono ortogonali all'asse dell'orchestra. Pochi filari di blocchi (per una lunghezza di 27,40 m e larghezza di 9,60 m) permettono di ricostruire la pianta della scena (logeion), un edificio di due piani negli stili dorico e ionico e con due corpi laterali avanzati (come nel teatro di Dioniso ad Atene) ornati da satiri scolpiti ad altorilievo. C'è una strada lastricata che corre lungo il lato ovest del teatro, raggiungendo l'orchestra e l'ingresso ad una grotta naturale, in cui si trova una sorgente sacra.
L'acropoli
  Segesta fu una delle principali città degli Elimi, un popolo di cultura e tradizione peninsulare che, secondo la tradizione antica, proveniva da Troia. La città, fortemente ellenizzata per aspetto e cultura, raggiunse un ruolo di primo piano tra i centri siciliani e nel bacino del mediterraneo, fino al punto di poter coinvolgere nella sua secolare ostilità con Selinunte anche Atene e Cartagine. Distrutta Selinunte grazie all'intervento cartaginese nel 408 a.C., Segesta visse con alterne fortune il periodo successivo, fino ad essere conquistata e distrutta da Agatocle di Siracusa (nel 307 a.C.), che le impose il nome di Diceòpoli, Città della giustizia. In seguito, ripreso il suo nome, passò nel corso della prima guerra punica ai Romani che, in virtú della comune origine leggendaria troiana, la esentarono da tributi, la dotarono di un vasto territorio e le permisero una nuova fase di prosperità. Segesta venne totalmente ripianificata sul modello delle grandi città microasiatiche, assumendo un aspetto fortemente scenografico. Si è a lungo ritenuto che Segesta venisse abbandonata dopo le incursioni vandale, ma recenti indagini hanno rivelato una fase tardo-antica, un esteso villaggio di età musulmana, seguito da un insediamento normanno-svevo, dominato da un castello alla sommità del Monte Barbaro. Già famosa per i suoi due monumenti principali, il tempio di tipo dorico e il teatro, Segesta vive ora una nuova stagione di scoperte, dovute a scavi scientifici che mirano a restituire un'immagine complessiva della città. La pianta mostra l'area del Parco archeologico: la città occupava la sommità del Monte Barbaro (due acropoli separate da una sella), naturalmente difeso da ripide pareti di roccia sui lati est e sud, mentre il versante meno protetto era munito in età classica di una cinta muraria provvista di porte monumentali, sostituita in seguito (nel corso della prima età imperiale) da una seconda linea di mura ad una quota superiore. Al di fuori delle cinte murarie, lungo le antiche vie d'accesso alla città, si trovano due importanti luoghi sacri: il tempio di tipo dorico (430-420 a.C.) e il santuario di Contrada Mango (VI-V sec. a.C.). Fuori le mura è stata anche individuata una necropoli ellenistica. L'urbanistica di Segesta è ancora in corso di indagine: sono segnalati alcuni probabili tracciati viari, l'area dell'agorà e alcune abitazioni. Sull'acropoli Nord, dove si trova il teatro, sono visibili i resti più recenti di Segesta: il castello, la moschea e la chiesa fondata nel 1442 su un terreno pluristratificato.
IL CASTELLO
  Il castello o, per meglio dire, la dimora del signore che agli inizi del XIII secolo si stabilì sulla cima del Monte Barbaro era organizzato intorno a un cortile centrale pavimentato in mattoni. Della costruzione originaria rimane solo il piano terra, ma era certamente dotata di un piano superiore che costituiva la parte propriamente residenziale della famiglia del signore. L'altezza complessiva della costruzione doveva aggirarsi intorno agli 8-10 m. Al piano terra, il buono stato delle strutture e degli strati archeologici ha permesso di ipotizzare le possibili funzioni dei diversi ambienti. Nell'estremità sud-orientale era situata la latrina, con adiacente un vano scale di collegamento con il piano superiore. Nell'estremità nord-orientale si trovava una legnaia. Nell'ambiente più settentrionale è stato trovato un deposito con numerose anfore vinarie. Le due stanze a sud, dotate di pavimenti in cocciopesto ed intonacate, avevano probabilmente funzioni di rappresentanza. Sulla fronte dovevano trovarsi le cucine ed un altro deposito. La vita della dimora signorile si svolse tutta nel corso del '200: sorta agli inizi del secolo, venne ristrutturata nel secondo quarto, poi abbandonata intorno alla metà del secolo. La sua rovina si protrasse per molto tempo e fu comunque molto graduale, non escludendo anche le funzioni di rustico ricovero. Prima dell'inizio degli scavi, nel 1989, era totalmente ricoperta di terra, sassi e vegetazione che ne nascondevano l'effettiva consistenza.
LA MOSCHEA
  La moschea di Segesta, la prima ad essere identificata con sicurezza in Sicilia, è lunga 20 m e larga 11 m. Era in origine divisa in due navate, parallele al muro della qibla (che indica la direzione della preghiera, verso la Mecca). Proprio al centro di questo muro, per segnalarne la peculiarità, si apre la nicchia del mihrab, elemento presente in tutte le moschee antiche e moderne. E' stata proprio la scoperta di questa nicchia a permettere di attribuire al semplice edificio rettangolare la funzione di moschea. Date le dimensioni della costruzione, è plausibile che si tratti di una moschea congregazionale o "moschea del venerdì", dal giorno fissato di riunione di tutti i maschi adulti della comunità per la preghiera solenne. La moschea di Segesta si può datare con sicurezza al XII secolo (nel pieno della dominazione normanna) e fu certamente costruita dalla comunità musulmana che si stabilì sulla cima del Monte Barbaro in quell'epoca. A questa stessa comunità si possono anche attribuire alcune abitazioni ed il cimitero di rito musulmano rinvenuto dietro la cavea del teatro. La distruzione della moschea dovette avvenire agli inizi del XIII secolo in seguito all'arrivo di un signore cristiano che costruì il vicino castello.